Bambini e molta confusione

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Avete notato quante persone si giustificano per aver pensato qualcosa di molto personale, usando la frase: “so di sembrare un complottista” oppure “sarà quasi complottista, ma io penso che…” o anche “non sono certamente un complottista ma credo che…”?

Ci avete fatto caso?

Io sì.

Oggi pensare con la propria testa prevede una giustificazione.

Una giustificazione che tende alla squalifica personale, alla autosvalutazione.

Complottista è un dispregiativo nell’uso comune del termine.

Anche per i complottisti veri.

Sono quasi certa che sia successo perché siamo talmente abituati a osservare le “shit storm” sui social che abbiamo il terrore di finire dalla parte di chi osa dichiarare un proprio pensiero non troppo conforme, che rischia di non essere condiviso. 

Come se il cyber bullismo non riguardasse più soltanto i bambini e i ragazzi, ma ci riguardasse proprio tutti.

Abbiamo talmente tanta paura di aver pensato qualcosa di diverso che ci giustifichiamo svalutandoci.

La verità è che se esprimi il tuo pensiero e CI GUARDIAMO NEGLI OCCHI, è molto probabile che si possa andare d’accordo, anche affrontando una divergenza di vedute. 

La verità è che non possiamo evitare il tragico declino comunicativo che hanno acquisito i social, ma possiamo intessere relazioni che ci rendano più umani.

Il linguaggio del reale è prezioso, e deve restare differente, per fare in modo che conservi la sua natura critica, espressiva e creativa è necessario intessere relazioni vere.

Come possiamo avere delle relazioni che ci rendano più umani?

E perché dovremmo farlo?

Ho la sensazione che negli ultimi 2 anni ci siamo allontanati dall’idea che le persone si conoscono semplicemente facendo le cose nella vita reale. 

Vorrei riprendermi questa idea, voglio fare le cose che non faccio più: uscire senza telefono (una follia mi rendo conto), uscire da sola e guardami intorno… Per poi sentirmi sola tra la gente, osservare le persone dal vivo, fermarmi a parlare, dire a un ragazzo che è bello (questa è molestia lo so), attaccare bottone col proprietario di un cane che non ha nessuna voglia di parlare con me, né tantomeno di svolgere questo servizio sociale, che suo malgrado gli è toccato in quanto proprietario di cane.

Per non avere paura di pensare con la nostra testa, per avere il coraggio di esprimere un’opinione personale senza doverci giustificare o peggio, squalificare, troviamoci un appuntamento senza passare da Tinder e permettiamoci di annoiarci comunque.

La libertà di espressione è audace!

E io vorrei semplicemente che i miei amici non si giustificassero più dicendo: forse sembro un complottista, solo perché hanno pensato qualcosa con la loro testa! 

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