E perché è bene conoscerlo.
Si può conoscere e riconoscere il proprio critico interiore, lo si può comprendere, con lui si possono attivare delle trattative e spesso si può anche venire soddisfatti su talune richieste, ma non si può fare amicizia.
Quando tratto questo argomento sono serissima, tuttavia mi rendo conto che il mio allure da comica possa far si che io venga fraintesa, però vorrei creare un momento di intimità tra me e te che stai leggendo per raccontarti il primo vero incontro con il mio critico.
È facile sentire la voce del Critico, è costante, è ripetuta, è assillante, è spesso paradossale e le sue frasi sono note e assai “familiari”, infine è fastidiosamente presente.
Esiste il famoso critico dello specchio, quello della bilancia, il critico dello studente, quello del palcoscenico, il critico (è sempre lui) si traveste ad hoc per qualsiasi circostanza riusciate a immaginare.
È un “mutaforma” (chi conosce la saga Potteriana certamente avrà capito che intendo).
Il critico arriva sempre al nostro cuore con grande efficacia.
Al secondo anno della scuola di formazione in Voice Dialogue, dopo svariate triangolazioni (così si chiama l’esercizio più morbido per incontrare le proprie personalità senza doverci entrare dentro), arrivò la giornata tanto attesa, avevamo l’occasione di conoscere il nostro critico (non più en travesti, ma nella sua più reale essenza).
Accompagnati da tutor esperti, cominciammo a cercare la personalità del critico e in pochi attimi la stanza si riempì coi critici di ciascuno di noi. Io ero realmente emozionata, perché fin dal primo anno ci avevano edotto per bene su quanto fosse pericoloso incontrare il critico interiore; ci sono energie che ci appartengono, che sono particolarmente complesse e dure, e starci dentro è sconsigliabile se si ha poca dimestichezza.
Così come nelle migliori classi di Hogwarts, appunti alla mano, ciascuno di noi sostenuto da un tutor e un altro allievo si incamminò verso l’oscura via che conduceva al critico.
Trovai un militare, alto grado, fermo in trincea con una baionetta, un uomo alto e secco, con dei baffi neri, il cielo si era fatto fosco e su di noi era calata un’aria densa e soffocante.
Non un colpo di cannone né uno sparo, solo uno strano silenzio di piombo.
Il critico era stanco.
Era davvero stanco, mi raccontò del suo lavoro, che era sfiancante e che lo costringeva a stare perennemente all’erta per proteggermi da fallimenti e brutte figure, che sarebbero certamente arrivate senza la sua preziosa disciplina, volta a evitarmi qualsiasi passi falso.
Fu un momento veramente toccante del mio percorso e fu così bello che ancora ne conservo le immagini nitide che mi ha regalato.
Conoscevo bene il critico, avevo già imparato a sentire il suo operato, a distinguere con chiarezza la sua voce e i suoi interventi, anche i più disparati.
Fino a quel momento avevo pensato di combatterlo, ma mai mi aveva sfiorato l’idea di comprenderlo.
Ecco, certamente non lo posso giustificare, ma oggi lo posso capire. Questo ha reso il nostro rapporto meno “ispido” e mi ha concesso una piccola autorità per mandarlo in vacanza ogni tanto.
Abbiamo aperto trattative in cui poteva insultarmi per 5 minuti al giorno senza pietà, promettendo però di lasciarmi in pace per almeno mezza giornata.
Nelle sue fasi di presenza acuta, questi escamotage si sono rivelati molto utili.
Ma perché non possiamo fare amicizia col critico interiore?
Il critico è una delle nostre personalità, è un sé, un’energia che ci appartiene (per dirla correttamente in VoiceDialoghese), le personalità si possono conoscere, esplorare, si possono accudire e viceversa possono loro prendersi cura di noi, le personalità sono energie specifiche, e sono fissate, cristallizzate nel loro tempo, nel loro spazio e nelle loro modalità, si può curare un bambino sofferente, placarne uno capriccioso, diminuire i toni di un critico particolarmente severo, comprendere le motivazioni di una “crocerossina”, ma ognuna di queste energie svolge un ruolo specifico all’interno della nostra vita, un ruolo che si può alleggerire o approfondire.
Il critico è come un vecchio e burbero genitore che ama metterci in guardia, a modo suo, sui pericoli della vita. Lo fa per proteggere la nostra vulnerabilità. Il suo ruolo è quello e non può cambiare, ed è per questo che non possiamo essere amici, per lo stesso motivo per cui non si diventa amici dei propri genitori. Siamo già genitori e figli e i nostri ruoli sperabilmente resteranno quelli, in una sana relazione familiare. Del critico possiamo abbassare il volume e dal critico possiamo renderci indipendenti, esattamente come faremmo da un vecchio burbero genitore.
Odiarlo è controproducente, staremmo odiando una parte di noi, ma accoglierlo e tentare di comprenderlo proprio come si fa con un padre o una madre anziani che rompono le palle, ecco questo sì, è un nostro dovere per convivere meglio… Con noi stessi!


